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Il concorso per il sostegno non promette nulla di buono

Nell’articolo di Salvo Intravaia, pubblicato questa mattina su la Repubblica, dal titolo “Scuola, il concorso per il sostegno sarà un flop. E il precariato pesa sempre di più su famiglie e alunni disabili” si legge come, per quanto riguarda il sostegno, non sarà possibile assegnare le cattedre vacanti aumentando ancora di più la piaga del precariato.

Sempre nell’articolo, emerge la storica disparità tra Nord e Sud, con troppi docenti al meridione considerando lo scarso numero di posti e, di contro, cattedre vuote al nord; situazione che potrebbe aumentare ancora di più per colpa dell’autonomia differenziata.

La situazione del precariato grava su famiglie e alunni disabili. L’offerta di insegnanti di sostegno è cresciuta del dieci per cento , ma tra i docenti di sostegno uno su tre non ha la formazione specifica e la continuità didattica rimane un miraggio.

Per approfondimenti vi invitiamo a leggere l’articolo completo

Il concorso  Pnrr per il sostegno sarà un flop. A dirlo sono i numeri. Il grosso dei posti non potrà essere assegnato e le cattedre che rimarranno vacanti andranno a ingrossare il già folto precariato, che quest’anno ha raggiunto livelli record. Saranno le regioni del nord le più penalizzate, dove i posti abbondano ma i candidati scarseggiano. Mentre al sud ad abbondare sono gli aspiranti docenti e a scarseggiare i posti. Un paese che dal punto di vista scolastico è diviso in due da diverso tempo. Al sud c’è la fabbrica dei precari che non riescono tutti a collocarsi. Al nord ci sono le cattedre libere ma in pochi vogliono entrare in aula. Una situazione che la legge sull’autonomia differenziata, in discussione in parlamento, rischia secondo gli oppositori di accentuare il gap nord-sud. Mentre dal governo promettono che lo cancellerà. O, nella peggiore delle ipotesi, lo attenuerà.
I numeri. Italia divisa in due
Dei 15.588 posti che il ministero dell’Istruzione e del merito vorrebbe assegnare ad altrettanti vincitori di concorso, già si sa che quasi 10mila (9.904 per l’esattezza) non verranno attribuiti perché in quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana) e soprattutto nel primo ciclo le domande di partecipazione sono inferiori ai posti messi in palio. Prima ancora di partire con le prove d’esame, due cattedre su tre (il 63%) non saranno assegnate. Il motivo è semplice. L’84% dei posti banditi da viale Trastevere sono concentrati nelle scuole delle regioni settentrionali e solo il 5% in quelle meridionali. Mentre i numeri dei candidati sono capovolti: il 71% affronterà il concorso al Sud e solo l’11% al nord. Gli atenei, che organizzano i corsi a numero chiuso per ottenere la specializzazione su sostegno, hanno un ruolo fondamentale: al nord mettono in palio pochi posti, mentre al sud si largheggia. E quasi certamente la quota di posti non assegnati a fine selezione supererà quel 63% di partenza. Perché a questi numeri occorrerà aggiungere i bocciati nella prova scritta, un quizzone di 50 domande a risposta multipla che escluderà dalla contesa tutti coloro che non avranno raggiunto almeno il punteggio di 70/100. E’ prevedibile quindi che si possa raggiungere l’80/90% di posti non assegnati. Un mezzo disastro che si andrebbe a sommare alla situazione già difficile per l’alto tasso di precariato di cui soffre il settore del sostegno. E che si ripercuote sulle famiglie e sugli stessi alunni H.
Il record di precariato
Già quest’anno, grazie alla consapevolezza acquisita dalle famiglie degli alunni disabili che si sono rivolte ai giudici amministrativi, si è registrato il record di posti in deroga (provvisori all’organico stabile, che quest’anno supera di poco le 126mila unità. Secondo un monitoraggio effettuato dall’Ufficio statistica del ministero i primi di novembre, i posti in deroga ammontavano oltre 108mila cattedre. Un valore mai registrato prima che probabilmente è già stato superato. Perché i tribunali amministrativi regionali hanno emesso altre sentenze di condanna del ministero che nel frattempo è stato costretto ad assegnare ulteriori posti. A settembre scorso, nell’annuale pubblicazione del ministero se ne contavano 68mila. In pochi mesi, le famiglie che si sono rivolte ai giudici hanno ottenuto l’assegnazione di 40mila docenti di sostegno.
Il peso del precariato su famiglie e alunni disabili
A spiegare in maniera chiara cosa significa avere quasi metà del corpo docente che si occupa degli alunni più fragili in situazione di precariato è l’Istat. Anche se gli indicatori presi in considerazione per descrivere il fenomeno delineano un leggero miglioramento la situazione resta difficile per le migliaia di famiglie che si confrontano con mille difficoltà legate alla situazione di disabilità dei figli. Nell’anno scolastico 2022/2023, l’offerta di insegnanti per il sostegno è cresciuta del 10% e il rapporto alunno-insegnante, pari a 1,6, è migliore di quello previsto dalla legge, pari a 2,0. Ma tra i docenti di sostegno che supportano le classi dove sono presenti alunni disabili uno su tre su 3 non ha una formazione specifica e il 12% viene assegnato in ritardo. E in oltre metà dei casi la continuità didattica è un miraggio se il 60% degli alunni con disabilità cambia insegnante di sostegno da un anno all’altro e il 9% nel corso dello stesso anno.

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